Se hai mai preso un aereo, conosci bene quel momento in cui l’assistente di volo sale su un piccolo palco improvvisato (l’area di passaggio tra le file di sedili), prende il microfono e inizia il monologo più ignorato di sempre: le istruzioni di sicurezza.
Cinture allacciate, mascherine d’ossigeno, uscite di emergenza… un copione ripetuto all’infinito e, diciamolo, spesso ascoltato con la stessa attenzione che si riserva al brusio di sottofondo. Ma poi arriva lui: Michael McAdam, assistente di volo per WestJet con un passato da attore, che trasforma quel rituale in un vero e proprio show.
Da attore ad assistente di volo (virale)
Nel 2011, un video di McAdam che interpreta le istruzioni di sicurezza con un tocco di teatro, ironia e improvvisazione diventa virale. Ma cosa lo rende così speciale? Michael non si limita a ripetere meccanicamente le procedure, le vive. Gestualità esagerata, battute al momento giusto e un coinvolgimento del pubblico che sembra quasi quello di uno spettacolo di cabaret.
Risultato? Passeggeri divertiti, occhi puntati su di lui e, soprattutto, persone che ascoltano davvero le istruzioni. Una lezione importante su quanto possa fare la differenza il modo in cui comunichiamo anche le cose più noiose.
Comunicare bene è comunicare tutto
Cosa c’entra questo con il marketing digitale? Moltissimo. Anche online siamo circondati da comunicazioni che devono esserci per legge o per obblighi tecnici, ma che spesso sono trattate come pura burocrazia. Banner dei cookie, privacy policy, disclaimer legali: tutti elementi che ci sono perché devono esserci, ma che di rado vengono sfruttati per comunicare davvero.
Eppure, chi ha detto che debbano essere noiosi? La normativa stabilisce cosa deve essere dichiarato, ma non impone lo stile con cui farlo. Questo significa che abbiamo un’opportunità unica: usare questi elementi obbligatori per rafforzare il tono di voce del brand, strappare un sorriso o addirittura aumentare le conversioni.
Quando i cookie diventano un’opportunità
Immagina un banner dei cookie che recita:
“Usiamo solo cookie vegan e cruelty-free. Vuoi accettarli o personalizzarli? Niente tracciamento senza il tuo consenso, promesso!”
Non solo rispetti la legge, ma comunichi i valori del brand e, magari, strappi un sorriso. E se la privacy policy raccontasse il tuo impegno nella protezione dei dati come una promessa di fiducia? Magari con un linguaggio meno tecnico e più umano.
Quando il microcopy aumenta le (micro)conversioni
Anche le caselle di consenso che trovi nei moduli di contatto o al checkout di un e-commerce possono essere un’occasione di comunicazione e non un semplice “sì o no”. Invece del classico “Acconsento al trattamento dei dati per finalità di marketing”, puoi scegliere un linguaggio più coinvolgente:
“Vuoi ricevere offerte esclusive e qualche consiglio utile ogni tanto? Niente spam, solo cose belle!”
Non solo è più simpatico, ma comunica un valore al cliente e aumenta le probabilità di conversione. Perché anche il più piccolo checkbox può fare la differenza tra un clic e un “forse un’altra volta”.
Dal noioso al memorabile: una questione di creatività
La lezione di Michael McAdam è chiara: anche le comunicazioni più ripetitive possono essere memorabili se fatte nel modo giusto. E quando un messaggio viene ricordato, ha anche più possibilità di essere rispettato e compreso.
Quindi, la prossima volta che pensi al banner dei cookie come a un’incombenza tecnica, ricorda McAdam e il suo show ad alta quota: anche un semplice obbligo può diventare l’occasione perfetta per farti ricordare.
Vuoi rendere memorabile anche la tua comunicazione digitale? Parliamone!
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